Gofre. Un cibo povero della tradizione piemontese

Con questo post apro una nuova rubrica: “consigli culinari“. Non so quanto sarà aggiornata, dipenderà molto da piatti e locali, ma anche se fosse per quest’unico post, vale la pena crearla.

Se capitate a Torino, sicuramente passerete per Via Garibaldi. Troppo centrale per evitarla. Troppo “struscio” per non attirarvi. Lunga e dritta – come del resto lo sono la ampia maggioranza delle vie della prima capitale d’Italia – ai suoi lati partono decine di vie e viette. In una di queste vie c’è la “Gofreria piemonteisa“. Più precisamente la trovate in Via San Tommaso, 4/a.

La curiosità è uno dei presupposti del buon giornalista. Non so in quanti lo facciano perché curiosi e quanti diventino curiosi perché giornalisti. Di sicuro per me vale la prima. Sapere è ciò che più mi fa stare bene. Anche a costo di sembrare invasivo e rompi scatole.

Così, approfittando di una passeggiata in centro a Torino con la mia fidanzata durante le ultime vacanze di Natale, un gofre è sembrata la scelta obbligata.

Abbiamo preso un gofre salato io, un Cesana per la cronaca (speck, formaggio, crema di peperoni) e uno dolce Francesca (cioccolato amaro e cannella); mentre aspettavamo che il proprietario li preparasse ho riletto, per l’ennesima volta in verità, storia e origini di questa delizia.

Il Gofre è una cialda croccante a nido d’ape spessa poco meno di un centimetro e di 22/23 centimetri di diametro, il caratteristico aroma, la fragranza dell’impasto ed il colore sono il risultato di gesti compiuti con saggezza alpina. Al palato si percepisce la sua croccantezza esterna e la morbidezza interna. I gofri hanno una tradizione secolare discendente dai ferri belgi del 1700 per fare i gaufres e le crèpes belghe. Essendo l’impasto lievitato e non avendo le uova e il latte delle normali crèpes francesi, ne lo strutto delle piadine romagnole i Gofri, risultano straordinariamente leggeri, digeribili e freschissimi in quanto cotti e farciti sul momento. Farciture dolci e salate. Ottimi per un veloce e frugale pasto di grandissima qualità, con un sapore eccezionale ed un prestigioso valore nutrizionale per via delle farine multicereali usate.

Dopo qualche minuto ad attendere che fossero pronti è il momento di mangiare i nostri gofre. Ed è anche il momento per togliersi qualche curiosità. Ad esempio da dove viene fuori l’idea di trasformare quella che era la sua yogurteria (peraltro eccezionale anche lo yogurt) in una, la prima, gofreria di Torino.

Così ho scoperto che, come molti piemontesi, anche il proprietario della gofreria ignorava l’esistenza di questa squisitezza; almeno finché durante un concerto, a ferragosto, sulle montagne piemontesi, non nota una coppia di anziani che preparano gofre per la strada.
Così si informa, fa sua la semplice e povera ricetta e la porta a Torino. Un cibo i gofre fatto con prodotti naturali, tipici. Senza aggiunta di inibitori di papille gustative. Ciò che senti e mangi è ciò che vedi. Leggeri ma nutrienti.

Uno cibo da strada da gustare. Che sia per pranzo, cena o per riempire quel buco nello stomaco tipico della metà pomeriggio, poco importa. Proprio per loro natura i gofre sono da mangiare in ogni momento.

Un consiglio. Se passate da Torino non potete che fare una deviazione per la “gofreria piemonteisa“. Se siete di Torino o piemontesi e non conoscete i gofre, beh, dovete assolutamente recarvi in Via San Tommaso 4/a e assaggiare questo prodotto della vostra terra.

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Da qualche tempo ai gofre si sono aggiunte le miasse.

La denominazione di questo secolare prodotto, che risente delle riflessioni della zona di produzione (miasse, miasce), può essere tradotto con “meligacce” neologismo utile per indicare quelle croste di meliga (mais) che si staccano dal paiolo, dopo la cottura della polenta. Le miasse sottili e croccanti, dette anche scherzosamente pagine gialle, vengono cotte su apposite piastre riscaldate sul fuoco, per poi essere farcite a piacere.
Usiamo la pregiata farina degli antichi mais tardivi piemontesi, di generazione in generazione fa gente nei campi è riuscita ad ottenere una varietà di meliga speciale nel gusto e nel profumo per cucinare la polenta, piatto principale dell’alimentazione rurale nei secoli scorsi, anche la macinazione è quella adottata fin dall’antichità: lavorazione con macine in pietra naturale e lenta rotazione, questo permette di produrre una farina integrale che contiene anche il germe e la fibra alimentare della meliga.

Purtroppo, proprio la loro lunga preparazione, ha fatto si che durante la mia visita alla gofreria le miasse non fossero disponibili. L’assaggierò la prossima volta, questo è sicuro.

http://www.gofriemiassepiemontesi.it

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Complesso, incantevole, difficile. Ma anche autoritario, arrogante, cinico, megalomane tendente all'egocentrico e un po' stronzo.
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