Marxismo e cristianesimo

Il titolo del post è lo stesso titolo che Giulio Girardi diede alla sua opera principale, pubblicata nel 1965, ben 47 anni fa.

Giulio Girardi è morto pochi giorni fa e con la sua morte, scrive Raniero La Valle su Micromega, “si può considerare simbolicamente conclusa l’età del dialogo”. Non so se trovarmi completamente d’accordo con questa affermazione. Certo è che Girardi fu uno di quelli che negli anni del Concilio Vaticano II sostenne e permise questo dialogo. Un dialogo tra la chiesa cattolica e le altre religioni. Tra il cristianesimo e altre antropologie.
Le opere di Girardi furono alla base della mia tesi di laurea sulla “Teologia della Liberazione“, di cui lui fu uno dei più importanti esponenti. Questa Teologia concepiva se stessa come una riflessione critica sull’esperienza di fede vissuta dai cristiani nelle lotte di liberazione. Sorgeva dal basso, dall’esperienza della gente, con la gente e per la gente. Perciò si presenta e presentava l’esperienza teologica e la fede come un atto secondo, in quanto tutte queste cose venivano dopo l’atto primo, che era l’opzione per i poveri e per la loro liberazione.
Purtroppo questa esperienza e questo tentativo di dialogo furono brutalmente interrotti durante il periodo che di Papa Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger quale Prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede. Furono interrotti con censure, cacciate dalle Università Cattoliche, riduzione allo Stato laico di alcuni sacerdoti. Tutte cose queste che colpirono anche Giulio Girardi.

Eppure lui, come altri, continuarono a tener vivo questo dialogo. Tentarono di costruire un’altra chiesa loro che, uomini di chiesa, ne erano stati brutalmente cacciati senza, tuttavia, smettere di sentirsene parte.
Con la sua morte sicuramente si spegne una delle poche fiammelle che ancora rendono possibile la speranza di un dialogo futuro. Eppure ce ne sono altre. Ed è per questo che non mi sento completamente d’accordo con la dichiarazione di Raniero La Valle. Forse non della straordinaria presenza di Giulio Girardi. E Raniero La Valle è una di queste. Quando lo incontrai qualche tempo fa avrei avuto la voglia di sedermi e parlarci per ore. Di coinvolgere in questa discussione anche un’altra persona che in qualche modo mantiene acceso qualche barlume di questa speranza, Eugenio Melandri. Per citarne solo i due che ho potuto incontrare più da vicino.

Da ateo e marxista avrei voglia di sedermi con loro e discutere per ore di cattolicesimo e di marxismo. E sinceramente è qualcosa che vorrei provare a fare da qui a qualche tempo. Per alimentare una speranza di dialogo che oggi ha perso uno dei suoi maggiori protagonisti, ma che non si è ancora spenta.

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Complesso, incantevole, difficile. Ma anche autoritario, arrogante, cinico, megalomane tendente all'egocentrico e un po' stronzo.
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Una risposta a Marxismo e cristianesimo

  1. Il dramma della mia gioventù Grazie per questo articolo. Vorrei iscrivermi a questo blog.

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