Un mio contributo pubblicato sul sito della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili.
Un altro paese abbandona la war on drugs. Si tratta del Cile dove martedì scorso la camera bassa del Congresso ha approvato con un ampio margine un disegno di legge che modificare la legge del paese sudamericano in tema di Cannabis.
Non si tratta di una piena legalizzazione, come avvenuto nel vicino Uruguay o in alcuni stati del nord America, ma di un’ampia depenalizzazione dell’uso personale. Con questa nuova legge infatti ognuno potrà detenere fino a 10 grammi di cannabis e coltivare fino ad un massimo di sei piante. Un passo avanti importanti per quello che, a partire dalla dittatura di Pinochet nel 1973, è considerato uno dei paesi più arretrati per quanto riguarda le libertà civili dei propri cittadini. Fino ad oggi, la semina, la vendita o il trasporto di marijuana in Cile è stato un reato punibile fino a 15 anni di reclusione.
Tuttavia, prima del via libera definitivo ci sono ancora diversi passaggi da compiere. Innanzitutto un comitato per la salute studierà il disegno di legge prima che la camera bassa lo voti di nuovo. Poi il testo passerà al Senato per l’approvazione definitiva.
Tuttavia la strada sembra aperta e c’è chi già vede in questa svolta un fatto positivo, anche per i tanti che fanno uso di cannabis a scopo terapeutico e che potranno ora coltivare da sé la loro medicina.
In vista di UNGASS 2016 continua ad allargarsi dunque il fronte di quei paesi che, riconosciuto il fallimento della guerra alla droga, stanno cambiando radicalmente strada. L’ultimo, qualche giorno fa, è stata l’europea Irlanda dove è iniziato lo studio di una commissione istituzionale per cambiare la troppo repressiva legge sulle droghe.
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