Qualcuno penserà che questo post arriva con un giorno di ritardo. Ma non è così. Arriva oggi perché oggi, ascoltandolo, ho deciso di scrivere.
Del resto non credo e non dò peso agli anniversari. Che servano a ricordare cose piacevoli o cose tristi. Ci sono cose, momenti, persone, che è giusto ricordare ogni giorno, senza bisogno di un giorno in particolare cui richiamarli.
Fabrizio De André è per me una di quelle persone.
La sua voce e la sua musica sono un comune denominatore della mia vita. Uno dei pochi ricordi della mia infanzia mi vede con i miei genitori verso il Gianicolo con la nostra Alfa Sud. Nella radio la musicassetta di De André. E una canzone in particolare mi torna alla memoria: “Re Carlo ritorna dalla battaglia di Poitiers“.
Se qualcuno mi chiedesse di scegliere una tra le sue canzoni non credo ci riuscirei. Ascoltare questa o quella canzone è un fatto di periodi, di umori, di sensazioni. E’ un fatto di stagioni, di temperature e di profumi.
Probabilmente dai miei genitori non riceverò grandi eredità materiali. E, ovviamente, non è che questo mi interessi più di tanto.
Ma un’eredità, grande, già me la hanno lasciata. Mi hanno fatto conoscere e amare Fabrizio De André (e alcuni altri cantautori). E il conforto, gli stimoli, le idee che ho trovato in lui, sono un’eredità che in alcun altro modo avrei potuto ricevere.
Per la cronaca, in questo ultimo periodo, una delle canzoni che più mi danno modo di riflettere è questa: “La città vecchia“. Mi sembra che ci siano dentro tutte le contraddizione della morale “borghese”.