Sono pratico e pragmatico.
O almeno, sul lavoro come nella vita, cerco di esserlo. Per questo detesto quando mi trovo a dover fare i conti con inutili circoli viziosi creati, parrebbe, ad arte.
La storia è questa.
Martedì avrei dovuto sostenere il mio ultimo esame. Per altri impegni non mi sono potuto preparare a dovere e quindi ho rimandato ai primi di ottobre. Sono comunque andato all’università per discutere col professore.
Purtroppo non avendo potuto sostenerlo ho dovuto rimandare anche la discussione della tesi da ottobre a dicembre.
Questo è l’inizio della fine. Da qui mi sono imprigionato nel circolo vizioso della burocrazia universitaria di cui “La Sapienza” fa sapientemente scuola.
Per accedere alla discussione della tesi infatti i passi sono molteplici. Bisogna trovare il relatore e farsi concedere la tesi, la quale cosa apparirà sulla pagina web che ogni studente ha sul sito. Web, studente, sito. Vuoi vedere che basta un click per far tutto? E invece no.
Una volta finita la tesi il relatore infatti autorizzerà anche la discussione. Ciò significa recarsi dallo stesso relatore in orario di ricevimento e farsi stampare e firmare questo modulo e il modulo di concessione della tesi.
Da qui la prima domanda: perché, una volta generato dal professore non posso stamparlo autonomamente da casa mia? Perché il relatore – l’unico che può generare questo modulo – deve firmarlo? Il solo fatto di averlo generato non comporta un’implicito assenso affinché la tesi venga discussa?
Una volta ottenuti questi moduli bisognerà pagare le tasse per la laurea, comprare una marca da bollo, stampare un modulo da compilare a mano con gli esami sostenuti e quelli evenutalmente mancanti, stampare la richiesta di accedere alla discussione (foglio diverso rispetto ai due firmati dal relatore) e portare tutto in segreteria studenti con annessa fila di, mediamente, un’ora e mezza.
Da qui la seconda domanda (che in realtà sono una serie di domande e che culmineranno nella domanda finale): perché alla tassa (di 66 €) non si legano anche i circa 14 € di marca da bollo, evitandomi quindi di dover andare prima in banca e poi al tabaccaio? Perché se io già ho la concessione della tesi e l’autorizzazione alla discussione devo anche produrre una richiesta di ammissione all’esame di laurea? Perché se sulla mia pagina di infostud (diversa dalla pagina di cui dicevo su, ho addirittura due pagine) ci sono tutti gli esami che ho sostenuto con annesse votazioni, inserite evidentemente da dipendenti dell’Università, devo stampare un foglio e scrivere a mano quanto altri hanno già registrato su data-base elettronico?
Insomma (e siamo al dunque): perché non si può fare tutto via posta elettronica o, visto che la tecnologia avanza, via posta certificata?
Tutti i moduli che io devo portare in segreteria studenti sono moduli disponibili in formato elettronico. Perché stamparli su carta e farsi un’ora e mezza di fila (sempre mediamente) per consegnarli?
L’unico problema potrebbe essere la tassa. Ma basterebbe forse pensare un form su internet dove inserire gli estremi del pagamento e sono sicuro che si risolverebbe. In quanto alla marca da bollo, vale quanto dicevo su nel porre interrogativi.
Recentemente mi sono iscritto all’ordine dei giornalisti.
Quando ho pagato la tassa per l’istruzione della domanda mi hanno fatto pagare 1,81 € in più, pari alla marca da bollo che loro avevano e sempre loro hanno apposto alla domanda. Ora invece di pagare 66 € non potevo pagarne 80 con la marca da bollo apposta dalgi stessi uffici?
Domande apparentemente sconvolgenti.
Interrogativi che si ripropongono nello step successivo. Ovvero quando va consegnata copia della tesi alla segretria. La qual cosa va fatta su supporto cd (e addirittura floppy disc dicono le istruzioni, esistono ancora in commercio?).
Ancora, perché per un file in .pdf di circa 70-80 kb devo utilizzare un supporto da 750 mb? Perché non posso mandare via mail questo file? Non è anche più facile da archiviare? Perché dobbiamo usare stanze e stanze per gli archivi quando basterebbero una decina di hdd esterni per contenere tutti questi documenti ora prodotti su altri formati (cartacei e cd)?
Perché, perché e, se possibile, ancora perché…
Dopo questa breve digressione torniamo alla mia storia.
Dicevo, ho dovuto spostare la sessione di laurea.
Quindi, mercoledì sono andato a parlare col mio relatore per farmi ristampare i moduli di concessione della tesi e di autorizzazione alla discussione. Dopo di che sono tornato a casa.
Il giorno dopo, quindi giovedì, sono tornato a Roma. Prima mi sono recato in via Salaria, sede principale dell’Università dove mi sono prenotato per sostenere il mio ultimo esame nella sessione straordinaria. Dopo di che mi sono dovuto recare alla segreteria studenti sita in Via Principe Amedeo (a circa 5 km) dalla sede sulla Salaria per fare rinuncia alla discussione durante la sessione di ottobre e, allo stesso tempo, ripresentare la richiesta per quella di dicembre. Dalle 14,55 quando ho preso il numero, sono uscito alle 16,40.
Un’ora e quarantacinque minuti della mia vita persi che, sommati al viaggio di andata e ritorno sia del giovedì che del mercoledì, più altri fattori (quali attesa del professore che intanto stava già ricevendo un altro studente, discussione con lo stesso professore, spostamento tra una sede e l’altra), fanno circa sette (7) ore della mia vita perse, preda della burocrazia più ottusa.
Le immagini presenti su questo blog sono prese in giro per la rete. Essendo un blog senza alcuno scopo commerciale (e con numeri di letture molto bassi) non mi sono mai preoccupato dei credit e di possibili copyright. Se qualcuno vedesse una propria foto e (giustamente) non dovesse avere alcuna voglia di vederla usata può scrivermi in un commento e verrà prontamente rimossa.
"At first I thought I was fighting to save rubber trees, then I thought I was fighting to save the Amazon rainforest. Now I realise I am fighting for humanity" Chico Mendes
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Nel 1999, per la prima volta, il numero dei profughi per ragioni ambientali superava quello dei profughi di guerra: 25 milioni. Pensiamo davvero che continuare a distruggere sia la strada giusta? NO TAV!
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